mercoledì 28 novembre 2007

note per il concerto: "l'evoluzione del linguaggio"

Continuiamo con la preparazione al concerto. Le note di Paolo ci raccontano dei principali stili secondo cui il jazz si è declinato, dall'inizio ai giorni nostri.

SWING

In generale, nella terminologia del jazz, per swing si intende il tipico modo di suonare le note con un ritmo "saltellante". Nella pratica, per esempio, due crome (note da un ottavo) saranno suonate come una terzina di crome (tre ottavi suonati per la durata di un quarto) con le prime due note legate.
Il termine è passato ad indicare principalmente, per estensione, l'omonimo stile jazzistico che si è sviluppato contemporaneamente in due contesti completamente differenti: New York e Kansas City.

BEBOP
Bebop è un termine onomatopeico (di un effetto ritmico) che ha dato il nome al "nuovo jazz" del periodo successivo alla "swing era". Nel bebop l'improvvisazione è stata completamente rivalutata e costruita sull'armonia anzichè sul tema melodico.
L'espressione più completa di questo stile si è avuta con il sassofonista Charlie Parker, i trombettisti Dizzy Gillespie, e Fats Navarro, il trombonista J.J. Johnson, i pianisti Bud Powell e Thelonious Monk e i batteristi Kenny Clarke e Max Roach. Anche Miles Davis contribuì allo sviluppo di questo stile, così come contribuì e fece i primi passi anche in tutte le forme di jazz posteriori al bebop, di fatto "inventando" tutto quello che oggi è conosciuto come jazz moderno.

LATIN JAZZ
Questo stile è profondamente influenzato dalle ritmiche latino americane e precisamente da quelle cubane e brasiliane, che a loro volta hanno radice in quelle africane.
La "fusione" delle strutture armoniche caratteristiche del blues e del bebop con ritmi per esempio di bossanova, di samba o di mambo hanno dato vita al "latin jazz".

FREE JAZZ
L'aggettivo "free" raccoglie due significati: uno tecnico, che si riferisce all'autonomia totale dai precendenti schemi ritmici, melodici e armonici; l'altro culturale, che si riferisce al senso di libertà di una ritrovata cultura afro-americana.
Di fatto il "free" sottointende il concetto di "improvvisazione" collettiva e proprio per il suo carattere selvaggio e istintivo questo particolare modo di suonare jazz non ha potuto essere assimilato e commercializzato dall'industria dello spettacolo.
Si pensa che il primo vagito del "free" sia registrato sul disco "Pithecanthropus Erectus" del contrabbassista Charles Mingus.
I nomi però più rilevanti sono Ornette Coleman, Cecil Taylor, Sun Ra, Pharoah Sanders, Don Cherry, Art Ensemble of Chicago, Archie Shepp.
Una pietra miliare del "free" legato all'uso dell'elettronica è l'album "Bitches Brew" di Miles Davis.

FUSION
Il termine "fusion" è usato per indicare anche e soprattutto uno stile di musica sviluppato, condizionato e contaminato (in senso buono) da culture differenti.
Nello stile "fusion" sono raccolti praticamente tutti i generi musicali svilippatisi dagli anni 30 fino ad oggi: blues, jaz, latin, funk, pop, rock.
I principali fautori di questo stile sono stati il pianista Chick Corea con la sua "electric band", gli Weather Report, gli Steps Ahead ed altri gruppi che comprendevano musicisti di altissimo livello, tutti "nati" si potrebbe dire sotto l'ala di Miles Davis.

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