martedì 27 novembre 2007

note per il concerto: "jasz, jass o jazz?"

Per i prossimi tre giorni, sul blog saranno pubblicate alcune "informazioni tattiche di avvicinamento" al concerto di giovedì sera. Nell'intento di rendere comprensibili i temi che verranno trattati, abbiamo chiesto ad uno dei musicisti, Paolo Frigerio, di scrivere qualche breve nota sul percorso della serata.
Ecco qui la prima, sulle origini della parola jazz, suono misterioso, onomatopeico e carnale.



L'etimologia della parola JAZZ è sconosciuta, ma il grande Dizzy Gillespie diceva che "jasi", in un dialetto africano, significa Vivere ad un ritmo accelerato. In realtà esistono molte versioni sulle origini di questa parola, forse deriva da "chase" (caccia), o dall'inglese "jasm" (energia) o addirittura da "jazz-belles", con il quale venivano chiamate le prostitute di New Orleans.
Fra le poche cose di cui nessuno dubita a proposito di questo vocabolo è che, al tempo in cui cominciò ad essere usato dalle orchestre venute a Chicago da New Orleans tra il 1915 e il 1916, aveva una chiara connotazione di volgarità se non di oscenità.
Tom Brown ha dichiarato che la sua musica cominciò ad essere chiamata "jass", con intenzioni denigratorie, da alcuni rappresentanti del Sindacato Musicisti di Chicago che non avevano autorizzato le esibizioni dell'orchestrina venuta da New Orleans al loro feudo. Secondo Brown, "jass" (ma qualcuno scriveva jas, jasz, jascz o jaz) era allora semplicemente una parolaccia usata nel quartiere dei bordelli di Chicago senza alcun riferimento ad un genere musicale, opinione avvallata da molti autorevoli studiosi dello slang americano che attribuiscono al termine un originario significato sessuale.
Per altri, jazz sarebbe una corruzione di un nome di una persona: un personaggio detto Mr. Jasbo (un "negro" che ballava il cake-walk), oppure un certo Jasbo Brown, musicista che lavorava nel 1919 a Chicago e suonava una musica bizzarra e selvaggia quando era ubriaco. "Ancora, Jasbo!", "Ancora, Jas!", dicevano i clienti, dandogli da bere per avere in cambio l'eccitante musica. E così i musicisti venivano chamati infatti "jasbo" e "jass", parola sconcia con la quale (nelle case di tolleranza dell'epoca) si incitavano i clienti a ballare.


A domani, con gli stili del jazz!

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